Quando al primo posto ci sono il lavoro, il potere, l’affermazione sociale di sé, allora la donna e l’amore perdono sempre più senso e significato; finiscono con l’essere un peso da sopportare, un ostacolo da eliminare o aggirare, un problema da risolvere, un prezzo da pagare, una ossessione da evitare o da subire, un dovere o uno sfogo da soddisfare il più sbrigativamente possibile.
Quando al primo posto c’è l’amore per la propria donna, allora il lavoro diventa il luogo e il tempo della comunicazione di sé, della attesa di ogni alterità, della complessità che arricchisce, della possibilità che libera. Né la altre donne contano, perché nella propria donna trova senso e significato “la” donna. Ogni altra femminilità si rifrange nel cristallo preziosissimo della sua unicità; e soltanto in lei può essere colta e amata.