Sono – io – i tuoi occhi.
Lì trovo la tensione delle mie albe,
invento gli abbandoni del tramonto.
Lì, durante la luce,
mi nutro del pane gioioso
e del vino efficace.
Lì celebro le mie feste
e dico il mondo.
Nei tuoi occhi ho vinto la morte.
La tua pupilla domina le disperazioni.
Consumo resurrezioni
nell’iride buona.